I punti deboli dei messaggi sul Cambiamento climatico

La divulgazione del pericolo dei cambiamenti climatici continua a perseguire due errori nella comunicazione.

Il primo riguarda il messaggio in sé, il secondo concerne i messaggeri.

Secondo un recente sondaggio  il 70% degli intervistati crede che il cambiamento climatico sia una minaccia per la Terra.

Ma il 40% di loro non crede di essere in pericolo a livello individuale.

Dice Wallace-Wells, autore del saggio Time to Panic, The planet is getting warmer in catastrophic ways. And fear may be the only thing that saves us. 

«So che la scienza è vera, so che la minaccia è onnicomprensiva e so che i suoi effetti, se le emissioni continueranno senza sosta, saranno terrificanti. Eppure, quando immagino la mia vita tra tre decenni, o la vita di mia figlia tra cinque decenni, devo ammettere che non sto immaginando un mondo in fiamme, ma uno simile a quello che abbiamo adesso».

I messaggi relativi al cambiamento climatico si caratterizzano per

l’orientamento previsionale a lungo-lunghissimo termine,

per l’appello alla paura, come emozione primaria,

e per l’uso di argomentazioni scientifiche.

Stando alle ricerche, come quella citata all’inizio del post, non sembrano delle azioni di comunicazione sufficienti a motivare dei veri cambiamenti.

Ciò che manca ai messaggi ambientalisti è sia una oggettiva spiegazione delle reali cause (la sovrappopolazione del pianeta),

sia un aggancio alla vita quotidiana dei destinatari, con una maggiore concretezza sui nuovi comportamenti da adottare.

Il secondo problema riguarda i coloro i quali divulgano, tramite i media, i messaggi relativi all’emergenza clima.

Questi messaggeri sono in gran parte esponenti del mondo dello spettacolo (cinema, musica, tv), dello sport, o personaggi del mondo della politica (si pensi, ad esempio, alla famiglia reale britannica).

Tutti questi personaggi hanno una caratteristica in comune: sono famosi ed economicamente molto facoltosi.

Proprio il fatto che questi stessi personaggi conducano uno stile di vita decisamente privilegiato rispetto ai ceti medi e bassi, non rende il messaggio coerente con il messaggero.

Un esempio: tra i personaggi più in vista nella sensibilizzazione ai cambiamenti climatici, c’è Leonardo Di Caprio.

L’Attore, che personalmente trovo ammirabile, il quale inserisce spesso nei suoi discorsi pubblici il tema clima, e che ha anche iniziato un consistente investimento finanziario nel Green business, a livello comunicativo, non crea quella coerenza e congruenza con il messaggio.  

Come potrebbe un Leonardo Di Caprio, il quale viaggia in jet privato ed è proprietario di molte ville multifamiliari, predicare il risparmio energetico o la riduzione delle emissioni di CO2?

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Dario Solarino

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